La legge 257, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 27 Marzo ’92 dal Ministero della Salute, vieta in maniera definitiva l’uso dell’amianto nel territorio italiano. La stessa legge definisce come procedere con lo smaltimento, attraverso una serie di norme di attuazione. Nei confronti dell’amianto si è espressa anche l’Europa. L’UE (“Unione Europea”) ha approvato, infatti, una risoluzione in cui è ordinato che entro il 2028 dovranno essere rimosse tutte le tracce di amianto presenti in ogni parte del territorio europeo.
Negli anni ’50 era molto diffuso l’utilizzo dell’amianto nell’edilizia, non conoscendo nello specifico le sue caratteristiche nocive. L’amianto venne utilizzato per diversi decenni perché appariva adatto a coprire i tetti degli edifici, le piastrelle e le tubature, mostrandosi abbastanza resistente e isolante a livello termico. Il costo era abbastanza contenuto e si ignorava la sua pericolosità.
Negli anni successivi, alla fine degli anni ’80, è stato dimostrato come le fibre di amianto siano però altamente pericolose. Con il passare del tempo, infatti, esso si danneggia e inizia a polverizzarsi. Polvere e fibre di amianto tendono a diffondersi nell’aria e, inalate, potrebbero dare origine a malattie gravi per l’organismo umano, soprattutto a carico dei polmoni, a volte anche mortali come il cancro. Per preservare la salute dell’uomo, di tutti gli esseri viventi e dell’ambiente, oggi è di primaria importanza smaltire l’amianto, ancora presente in alcuni edifici costruiti nel passato.
Come bonificare l’amianto
La presenza dell’amianto nei tetti delle abitazioni, di capannoni industriali, nelle palestre e in qualsiasi ambiente è fortemente nociva ma è ancora più pericolosa la sua natura friabile che permette alle fibre e polveri di disperdersi nell’aria. È essenziale smaltire il prima possibile l’amianto dagli edifici in cui ancora è presente, procedendo, anche alla bonifica di ogni superficie con cui è venuto a contatto.
Non compete né al Comune né ad altro organo territoriale il sopralluogo per valutare lo stato delle strutture dov’è presente l’amianto, ma è il singolo proprietario che deve prendersi l’onere, anche economico. Per cui è importante comprendere se l’amianto è presente nella sua “forma compatta” oppure è friabile. La differenza delle due definizioni sta sul tipo di intervento da sostenere e, ovviamente, nei costi da sostenere.
Bonifica dell’amianto
È possibile mettere in sicurezza gli edifici o gli stabili contaminati attraverso tre diverse procedure d’intervento, a seconda della condizione oggettiva dell’amianto.
1. Incapsulamento: consiste nel bonificare gli edifici che contengono amianto applicando su tutta la superficie un materiale impregnante, specifico per eternit. In prodotto utilizzato penetra all’interno della struttura pericolosa, formando una consistente pellicola protettiva in grado di impedire la dispersione nell’aria delle fibre e delle polveri di amianto. Tale trattamento non è comunque definitivo in quanto, entro il 2028, si dovrà procedere alla rimozione totale di ogni presenza di amianto.
2. Confinamento: consiste nell’isolare completamente le zone contaminate. Viene installata una copertura sul manto degli edifici contaminati montando delle lastre isolanti in grado da fungere come barriera “a tenuta stagna”. È sempre un trattamento provvisorio capace di temporeggiare fino alla completa rimozione dell’amianto.
3. Rimozione: questo tipo di intervento consiste nel rimuovere definitivamente l’amianto. Tutte le lastre in amianto sono rimosse per procedere alla loro sostituzione con materiale composto da fibre di cemento. La rimozione prevede l’applicazione di un protocollo specifico per tutelare la salute dell’uomo. Durante le operazioni specifiche di rimozione occorre prestare attenzione a non far disperdere ulteriormente le fibre di amianto, fortemente nocive. Ogni azione per rimuovere le lastre in amianto deve essere svolta nell’assoluta sicurezza, sia degli operatori che trattano il materiale, sia delle persone e dell’ambiente circostante. Il materiale rimosso e contaminato dovrà essere riportato nelle discariche abilitate ad accogliere materiali contaminati.
Per smaltire l’amianto è fortemente consigliato rivolgersi alle aziende specializzate nel suo trattamento, evitando interventi fai da te. Nel territorio nazionale le ditte autorizzate allo smaltimento e bonifica dell’amianto sono iscritte all’ANIESSR (“Albo Nazionale delle Imprese Esercenti Servizi di Smaltimento Rifiuti”).
In ogni regione italiana sono presenti diverse aziende che si occupano di trattare l’amianto, per cui è possibile individuarne una con la massima facilità, ad esempio in Lombardia, una soluzione potrebbe essere MBA Ambiente Milano. Sarà l’azienda a occuparsi delle procedure necessarie per lo smaltimento e la bonifica.
Come procedere per lo smaltimento dell’amianto
La ditta individuata si occuperà di presentare alla ASL (Azienda Sanitaria Locale) il piano preciso per lo smaltimento dell’amianto, con i tempi e le modalità di bonifica. Le ditte autorizzate nel trattamento dell’amianto lavorano nella sicurezza delle persone e dell’ambiente, rispettando anche le norme previste dalla legge in merito al trasporto, alla bonifica e allo smaltimento definitivo.
Nel caso siano presenti nella propria dimora piccole quantità di amianto, evitare di procedere allo smaltimento in autonomia: qualsiasi contatto con materiale contaminato potrebbe essere altamente pericoloso e dannoso per la propria salute e delle persone care.
Il costo per la bonifica e smaltimento dell’amianto varia in base al tipo di intervento, se “incapsulamento”, “confinamento” o “rimozione”, alla quantità e alla difficoltà del materiale da trattare. È possibile rivolgersi alle ditte che si occupano di bonificare e smaltire l’amianto per avere un preventivo gratuito relativo la spesa da affrontare. Potrebbe essere utile confrontare più preventivi per mettere in sicurezza la propria abitazione.
Le norme italiane prevedono una detrazione fiscale per interventi di bonifica e smaltimento dell’amianto, in grado di abbassare notevolmente i costi previsti.
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