Oggi escono nuove app ogni giorno. Molte di queste però hanno poco successo e vengono utilizzate poco. Chi non ha mai scaricato un app per qualche bisogno specifico per poi dimenticarla nel cellulare per anni? Nel corso del 2021 abbiamo visto molte app dedicate alla salute mentale. App per rilassarsi, per praticare mindfulness, per gestire l’ansia, per l’insonnia e per la depressione. Insomma app per prendersi cura di ogni aspetto della nostra salute mentale.
Ma funzionano queste app? A prima vista si tratta di app con diari e suggerimenti per tenere traccia di come ci si sente e ricevere qualche consiglio. Se vediamo chi le sviluppa, dietro non troviamo case farmaceutiche o centri clinici ma anonimi sviluppatori.
All’estero però vediamo che ci sono oramai molti interventi psicologici efficaci che vengono offerti da software. Insomma non è ancora stata sdoganata l’app, ma il video corso sul pc viene raccomandato da medici e diventa oggetto di ricerca scientifica.
Insomma ci si sta muovendo vero quella direzione. Negli anni futuri probabilmente la salute sfrutterà app e software in modo sempre maggiore. Basti pensare a quanto il covid e le limitazioni per gestire la pandemia ci hanno mostrato che non serve vedersi in persona.
Però come capire se si tratta di un’importante rivoluzione guidata dalla tecnologia o se è l’ennesima trovata pubblicitaria priva di sostanza che non andrà da nessuna parte?
Proviamo a vedere quello che si dice riguardo a questi nuovi metodi.
Funzionano veramente le app per l’ansia e la depressione?
Come spiega Psicoterapia Scientifica che bisogno che una terapia abbia degli studi scientifici che dimostrino la sua efficacia. Insomma il rischio è che queste nuove app siano trovate di marketing. O nuovi gadget tecnologici pensati più come giochi che come veri aiuti.
Il problema non è quindi tanto il fatto che l’intervento sia fatto con un app invece che da un professionista. È da capire come è stata sviluppata l’app e per quale fine. Ovviamente un app non può sostituire uno psicologo.
Può però essere un aiuto per degli obiettivi specifici. Il paragone per un’app per la cura dell’ansia non dovrebbe essere solo il lavoro di uno psicoterapeuta. Ma anche un libro di auto-aiuto. Le app possono sicuramente essere più efficaci di uno di questi libri.
Le app quindi puntano a diventare uno step intermedio tra un libro di auto-aiuto e la terapia effettuata con uno psicologo. Si parla proprio di “terapia digitali” dopotutto e oltre ai già discussi limiti bisogna valutare anche i vantaggi. Infatti si parla della possibilità di raggiungere molte persone a costi contenuti. Persone che non bastasse l’app potrebbero essere indirizzate a chiedere aiuto al professionista più adatto.
Alcune app chiamate IntelliCare, hanno già dimostrato di ridurre significativamente l’ansia e la depressione. In periodi incerti come questi sarebbe estremamente utile avere l’opportunità di utilizzare app che sostengano le persone. Oltre a sostenere in momenti di difficoltà queste app possono intercettare chi soffre di disturbi maggiori in tempo. Un intervento tempestivo spesso migliora molto i risultati del trattamento.
Quale sarà il futuro delle consulenze mediche
Anche a livello di prestazioni sanitarie si potrebbe assistere a dei cambiamenti. Negli Stati Uniti sono diverse le società che stanno cercano di rivoluzionare i servizi sanitari offrendoli via internet. In questo caso rimane sempre il professionista, ma lavora da remoto. Insomma non serve che vede il paziente di persona.
Questo non è sempre fattibile ma nel caso di uno psicoterapeuta o di uno psichiatra non è necessario il confronto dal vivo col clinico. Dopotutto non serve osservare orecchie o tastare parti del corpo doloranti. Tutte le informazioni di cui ha bisogno il professionista posso essere raccolte anche da remoto.
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